Type de texte | source |
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Titre | De pictura |
Auteurs | Alberti, Leon Battista |
Date de rédaction | 1435 |
Date de publication originale | |
Titre traduit | [Della pittura] |
Auteurs de la traduction | |
Date de traduction | 1536 |
Date d'édition moderne ou de réédition | 2004 |
Editeur moderne | Goldsenne, Thomas; Prévost, Bertrand |
Date de reprint |
(II, 40), p. 248
Dipignevano gli antiqui l’immagine d’Antigono solo da quella parte del viso ove non era mancamento dell’occhio. E dicono che a Pericle era suo capo lungo e brutto, e per questo dai pittori e dagli scultori, non come gli altri era col capo nudo, ma col capo armato ritratto. E dice Plutarco gli antiqui pittori, dipignendo i re, se in loro era qualche vizio, non volerlo però essere non notato, ma quanto potevano, servando la similitudine, lo emendavano. Così adunque desidero in ogni storia servarsi quanto dissi modestia e verecundia, e così sforzarsi che in niuno sia un medesimo gesto o posamento che nell’altro.
, p. 268
Dicono che Appelles, nascoso drieto alla tavola, acciò che ciascuno potesse più libero biasimarlo e lui più onesto udirlo, udiva quanto ciascuno biasimava o lodava. Così io voglio i nostri pittori apertamente domandino o odano ciascuno quello che giudichi, e gioveralli questo ad acquistar grazia.
(II, 31), p. 237-238
Sarà circunscrizione quella che descriva l’attorniare dell’orlo nella pittura. In questa dicono Parrasio, quel pittore el quale appresso Senofonte favella con Socrate, essere stato molto perito e molto avere queste linee essaminate. Io così dico in questa circonscrizione molto doversi osservare ch’ella sia fatta di linee sottilissime fatta, quasi tali che fuggano essere vedute, in quali solea sé Appelles pittore essercitare e contendere con Protogene ; però che la circonscrizione è non altro che disegnamento dell’orlo, quale ove sia fatto con linea troppo apparente, non dimostrerà ivi essere margine di superficie ma fessura.
(II, 61), p. 268
Biasimavano gli antiqui Protogene pittore che non sapesse levare la mano d’in sulla tavola. Meritamente questo, però che, benché si convenga sforzare, quanto in noi sia ingegno, che le cose con nostra diligenza sieno ben fatte, pure volere in tutte le cose più che a te non sia possibile, mi pare atto di pertinace e bizzarro, non d’uomo diligente.
(II, 27), p. 234
Aristide tebano vendè una sola pittura talenti cento [[4:suite : Protogène et Démétrios]]
(III, 60), p. 266
Dionisio nulla potea dipignere altri che uomini.
(II, 28), p. 236
[[7:voir le reste dans Pamphile]] Anzi fu ancora alle femine onore sapere dipignere. Marzia, figliuola di Varrone, si loda appresso degli scrittori che seppe dipignere.
(II, 26), p. 233-234
Diceva Quintiliano ch’e’ pittori antichi soleano circonscrivere l’ombre al sole, e così indi poi si trovò questa arte cresciuta. Sono chi dicono un certo Filocle egitto, e non so quale altro Cleante furono di questa arte tra i primi inventori. Gli Egizi affermano fra loro bene anni se’ milia essere la pittura stata in uso prima che fusse traslata in Grecia. Di Grecia dicono i nostri traslata la pittura dopo le vittorie di Marcello avute di Sicilia. Ma qui non molto si richiede sapere quali prima fussero inventori dell’arte o pittori, poi che non come Plinio recitiamo storie, ma di nuovo fabrichiamo un’arte di pittura, della quale in questa età, quale io vegga, nulla si truova scritto.
(II, 28), p. 235-236
Fu certo grande numero di scultori in que’ tempi e di pittori, quando i prencipi e i plebei e i dotti e gl’indotti si dilettavano di pittura, e quando fra le prime prede delle province si estendeano ne’ teatri tavole dipinte e immagini. E processe in tanto che Paolo Emilio e non pochi altri cittadini romani fra le buone arti a bene e beato vivere ad i figliuoli insegnavano la pittura; quale ottimo costume molto apresso de’ Greci s’osservava. Voleano che i figliuoli bene allevati insieme con geometria e musica imparassono dipignere.
(II, 31), p. 237-238
Sarà circunscrizione quella che descriva l’attorniare dell’orlo nella pittura. In questa dicono Parrasio, quel pittore el quale appresso Senofonte favella con Socrate, essere stato molto perito e molto avere queste linee essaminate. Io così dico in questa circonscrizione molto doversi osservare ch’ella sia fatta di linee sottilissime fatta, quasi tali che fuggano essere vedute, in quali solea sé Appelles pittore essercitare e contendere con Protogene ; però che la circonscrizione è non altro che disegnamento dell’orlo, quale ove sia fatto con linea troppo apparente, non dimostrerà ivi essere margine di superficie ma fessura.
(II, 27), p. 234-135
Racontasi i pregi incredibili di tavole dipinte. Aristide tebano vendè una sola pittura talenti cento ; e dicono che Rodi non fu arsa da Demetrio re, ove temea che una tavola di Protogenes non perisse. Possiamo adunque qui affermare che la città di Rodi fu ricomperata dai nemici con una sola dipintura. Simile molte cose raccolse Plinio, per le quali tu conoscerai i buoni pittori sempre stati apresso di tutti in molto onore, tanto che molti nobilissimi cittadini, filosafi, ancora e non pochi re, non solo di cose dipinte, ma e di sua mano dipignerle assai si dilettavano.
(II, 42), p. 250
Lodasi Timantes di Cipri in quella tavola in quale egli vinse Colocentrio, che nella imolazione di Efigenia, avendo finto Calcante mesto, Ulisse più mesto, e in Menelao poi avesse consunto ogni suo arte a molto mostrarlo adolorato, non avendo in che modo mostrare la tristezza del padre, a lui avolse uno panno al capo, e così lassò si pensasse qual non si vedea suo acerbissimo merore.
(I, 18), p. 227
E parmi che Timantes pittore fra gli altri antiqui gustasse questa forza di comparazione, il quale in una picciola tavoletta dipingendo uno Ciclope gigante adormentato, fece ivi alcuni satiri iddii quali a lui misuravano il dito grosso, tale che comparando colui che giacea a questi satiri parea grandissimo.
, p. 259
Ma per non perdere studio e fatica si vuole fuggire quella consuetudine d’alcuni sciocchi, i quali presuntuosi di suo ingegno, senza avere essemplo alcuno dalla natura quale con occhi o mente seguano, studiano da sé a sé acquistare lode di dipignere. Questi non imparano dipignere bene, ma assuefanno sé a’ suoi errori. Fugge gl’ingegni non periti quella idea delle bellezze, quale i bene essercitatissimi appena discernono. Zeusis, prestantissimo e fra gli altri essercitatissimo pittore, per fare una tavola qual pubblico pose nel tempio di Lucina appresso de’ Crotoniati, non fidandosi pazzamente, quanto oggi ciascuno pittore, del suo ingegno, ma perché pensava non potere in uno solo corpo trovare quante bellezze egli ricercava, perché dalla natura non erano ad uno solo date, pertanto di tutta la gioventù di quella terra elesse cinque fanciulle le più belle, per torre da queste qualunque bellezza lodata in una femmina. Savio pittore, se conobbe che ad i pittori, ove loro sia niuno essemplo della natura quale elli seguitino, ma pure vogliono con suoi ingegni giugnere le lode della bellezza, ivi facile loro avverrà che non quale cercano bellezza con tanta fatica troveranno, ma certo piglieranno sue pratiche non buone, quali poi ben volendo mai potranno lassare. Ma chi da essa natura s’auserà prendere qualunque facci cosa, costui renderà sua mano sì essercitata che sempre qualunque cosa farà parrà tratta dal naturale.
(II, 46), p. 254
Dicono che gli antiqui pittori Polignoto e Timante usavano solo colori quattro, e Aglaofon si maravigliano si dilettasse dipignere in uno solo semplice colore, quasi come fusse poco in quanto estimavano grandissimo numero di colori, se quegli ottimi dipintori avessero eletti quelli pochi, e ad uno copioso artefice credeano convenirsi tutta la moltitudine de\' colori. Certo affermo che alla grazia e lode della pittura la copia e varietà de\' colori molto giova. Ma voglio così estimino i dotti, che tutta la somma industria e arte sta in sapere usare il bianco e \'l nero, e in ben sapere usare questi due conviensi porre tutto lo studio e diligenza.